mercoledì 25 febbraio 2015

Logitech estende la collaborazione con i migliori team di eSport






Ai tornei Cloud9 e il Team SoloMid continueranno a utilizzare in esclusiva
la gamma di periferiche Logitech G: cuffie, mouse, tastiere e mouse pad



Milano, 25 febbraio 2015Logitech  annuncia che due dei migliori team di videogiocatori professionisti Nord Americani utilizzeranno in esclusiva le periferiche di gioco Logitech G il prossimo anno. Oltre a fornire importanti indicazioni sul design e sulle prestazioni dei prodotti prima che siano disponibili sul mercato, Cloud9 (C9) e il Team SoloMid (TSM) continueranno a giocare con un mix di periferiche Logitech G, che include cuffie, mouse, tastiere e mouse pad, nel corso di tornei. “L’eSport sta diventando sempre più popolare e ricopre un ruolo importante in ambito PC gaming”, dichiara Ujesh Desai, General Manager di Logitech Gaming Business. “E’ per noi davvero un privilegio collaborare con alcuni dei migliori videogiocatori professionisti al mondo. Lavorando con loro riceviamo input che ci consentono di sviluppare i migliori strumenti al mondo per il gaming”.
Il team Cloud9 include 45 giocatori per Counter-Strike: Global Offensive (CS:GO), Dota 2, Halo, Hearthstone, Heroes of the Storm, League of Legends (LoL), Smite and Super Smash Bros. Melee. Lo scorso anno il team di LoL si è classificato primo al torneo di League Championship Series (LCS) nel girone primaverile.
“Siamo davvero contenti di aver rinnovato la partnership con Logitech”, ha affermato Jack Etienne di Cloud9. “Le loro periferiche hanno rappresentato gli elementi chiave del nostro successo e ci hanno permesso di crescere. Ci hanno dotato di un set con le migliori periferiche fornendoci quell’elemento in più di cui avevamo bisogno per vincere”.
13 giocatori per TSM, il team più conosciuti di League of Legends e recentemente anche per Hearthstone e CS:Go. TSM ha avuto una stagione eccezionale nel 2014, classificandosi tra i primi 10 alle finali mondiali di LoL e aggiudicandosi il primo posto al LCS Summer 2014.
“Sono davvero orgoglioso di aver rinnovato il contratto con Logitech visto che hanno giocato un ruolo davvero importante per il nostro successo lo scorso anno”, ha dichiarato Andy Dinh del Team SoloMind. “Non solo Logitech ci ha fornito il giusto assetto per le competizioni ma, ci ha supportato in ogni step del 2014. Io in particolare sono davvero contento di continuare a lavorare con loro perché hanno creduto nei nostri obiettivi e ci hanno aiutato a raggiungerli”.
Per saperne di più sui team eSport sponsorizzati da Logitech, per seguire i team nelle competizioni dedicate a CS:GO, Dota 2, Halo, Hearthstone, Heroes of the Storm, League of Legends, Super Smash Bros. Melee e altri campionati di eSport è possibile consultare la pagina facebook:www.facebook.com/logitechgaming o seguire l’account twitter @LogitechG.

Fonte: Comunicato stampa

 


SpyShelter Free 9.6.5

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SpyShelter è un ottimo software che protegge il tuo sistema da malware e da minacce,  sia  note, che sconosciute dai sistemi antivirus, perchè il software riesce a capire il funzionamento del malware non dasandosi come i programmi convenzionali su un database di firme antivirus.


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martedì 24 febbraio 2015

StressMyPC 2.72

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StressMyPC è un software progettato per mettere il pc sotto sforzo testando i componenti hardware per valutarne le prestazioni e la funzionalità.
Le ridotte dimensioni  di questo programma ne facilitano il trasporto anche in penne usb.






Changelog:

New in version 2.72 // February 21th 2015
Small changes, update of the language files, plus new language in StressMyPC: Czech
Thanks to Kryštof Černý for the Czech language.


Sistemi operativi:  Servers 2000/2003/2005 Win 98/XP/Vista and Windows-7 plus Windows-8/8.1 x64/x86
Licenza Free






  

sabato 21 febbraio 2015

Connected Cars: se la sicurezza è relegata al sedile posteriore






A cura di Paolo Arcagni, Systems Engineer Manager Italy&Malta di F5 Networks



I ricercatori tedeschi hanno recentemente scoperto una falla di sicurezza nel software ConnectedDrive di BMW che, attraverso lo spoofing di un segnale mobile, permetteva di intercettare tutte le comunicazioni e otteneva l'accesso al sistema informatico dell’automobile.



A seguito di questa scoperta, BMW ha annunciato di aver richiamato per effettuare una patch le nuove auto, operazione che ha riguardato ben 2,2 milioni di veicoli Rolls-Royce, Mini e BMW.

Se il difetto non fosse stato sistemato gli hacker sarebbero stati in grado di aprire le portiere da remoto e prendere interamente il controllo del sistema dell’auto, dalla radio, all’aria condizionata fino a tutti i servizi online.
Per applicare le patch a questo difetto di sicurezza, BMW ha abilitato il protocollo sicuro Hypertext Transfer Protocol (HTTPS), che aggiunge un livello di sicurezza all'HTTP standard per crittografare le comunicazioni



Sebbene questa operazione risolva uno dei problemi e significhi che la comunicazione è ora crittografata, è importante notare come la questione sicurezza non sia del tutto chiusa visto che i dati possono ancora essere intercettati. Si potrebbe obiettare che si tratta delle basi della sicurezza delle informazioni e il fatto che gli ingegneri di BMW abbiano perso qualche passaggio fondamentale non è una cosa di per sé così sorprendente.
Con una domanda da parte dei consumatori che raggiunge livelli sempre più elevati e sviluppatori di software pressati per rilasciare nuove versioni dalle caratteristiche sempre più innovative, la sicurezza rischia di essere relegata al sedile posteriore dell’auto. Ricordarsi di crittografare tutto e tenere ben presente che nessuna rete può dirsi sicura sembrano pensieri lontani.



Tutto questo è particolarmente preoccupante se si pensa che dovremo gestire un numero sempre maggiore di dispositivi connessi. Per questo motivo, oggi più che mai, la sicurezza deve essere una delle considerazioni principali e non può essere un ripensamento, come nel caso del software ConnectedDrive di BMW. Se si installa Java sul computer, si è accolti da una schermata di caricamento di Oracle in cui si dice che 3 miliardi di dispositivi oggi eseguono Java, tra questi telefoni cellulari, parchimetri, bancomat e altro ancora. Lasciando da parte il fatto che già oggi Java è responsabile di una percentuale elevata di patch di sicurezza, il trend futuro sarà ancora più ampio con dispositivi connessi sempre più insicuri.



Alle automobili è riservata molta attenzione da parte dei media, in particolare per quanto riguarda le novità nella progettazione, ma i problemi di sicurezza nei veicoli connessi non vengono sottolineati: Un’auto non dovrebbe essere collegata a nulla che possa essere vulnerabile.

Nel 2010, Yoshi Kohno dell'Università di Washington ha dimostrato che un’automobile può essere compromessa da codici dannosi attraverso il lettore CD o il segnale radio ricevuto dalla macchina. Il suo team di lavoro è stato in grado di prendere completamente il controllo di tutti i sistemi di bordo della vettura e in questo modo ha potuto monitorare la sua posizione, ascoltare le conversazioni nell’abitacolo e, addirittura, attivare i freni.



Nel caso delle connected cars, il problema principale sono proprio i computer di bordo che, eseguendo il software, anche con i propositi migliori del mondo, restano vulnerabili.
L’autoradio, ad esempio, non è più una radio a transistor; è un computer che utilizza un pezzo di codice per decodificare il segnale radio e riprodurre la musica: tutto questo è vulnerabile!.
Portando qualcuno a sintonizzarsi su una specifica stazione è possibile impossessarsi della sua auto; più o meno allo stesso modo in cui uno spyware spinge a visitare un sito apposito per poter infettare il computer.
Abbiamo già assistito di recente alla caduta della rete della PlayStation Sony e di Microsoft Xbox Live a causa di un vasto attacco DDOS (Direct Denial of Service). Oggi è necessario che le case automobilistiche agiscano insieme per evitare di essere le prossime vittime.



Immaginate una situazione di questo tipo: un gruppo di hacker decide di infettare tutte le auto di un determinato produttore in paese specifico, in Italia, a Milano ad esempio, e utilizza un malware che si attiva da solo quando la macchina arriva in un certo luogo o supera una certa velocità. Gli hacker possono ad esempio stabilire che tutti i veicoli di quella marca un giorno a Milano si fermino!
Nessuno capirebbe il perché, il traffico si blocca, gli autobus non possono muoversi e la città va nel panico. A quel punto il nuovo gruppo di hacker rivendica l’accaduto e dichiara che, a meno che la casa automobilistica gli dia un sacco di soldi, non intende riattivare le vetture. Certo, è una situazione estrema, ma dovrà per forza verificarsi qualcosa di questo tipo prima che i produttori prendano in seria considerazione il messaggio? Riuscite a immaginate l'impatto sull’economia, la politica e tutte conseguenze che un evento di questa portata avere per il mondo dell’auto?




Le case automobilistiche hanno a che fare con la vita delle persone ogni giorno, effettuano già test validi e hanno modelli affidabili per verificare la sicurezza fisica delle proprie vetture.
Più che in altri settori, questo comparto dovrebbe essere ben conscio che le cose non si possono lasciare al caso.
Verrebbe da pensare che, se sono in grado di creare le luci che brillano dietro gli angoli, auto che si guidano da sole e che forniscono strumenti salvavita in caso di incidente, sicuramente dovrebbero riuscire anche a proteggere i computer di bordo delle proprie vetture?

In sintesi, il messaggio per le case automobilistiche è chiaro: per favore mettetevi d’accordo e proteggete tutti i vostri software e lo sviluppo - mettete un piede sul pedale, rallentate e costruite la sicurezza fin dall’inizio, o potrete essere la prossima vittima.


 Fonte: comunicato stampa


venerdì 20 febbraio 2015

Hypo Alpe Adria Bank a prova di malware con Trend Micro





L’istituto di credito implementa Deep Security, per una sicurezza completa dei server e dei desktop virtuali, inclusi quelli degli sportellisti.



Milano, 19 Febbraio 2015 – Hypo Alpe Adria Bank Italia, istituto di credito di HBI-Bundesholding AG, con sede a Tavagnacco in provincia di Udine, sceglie Trend Micro, leader globale nella sicurezza per il cloud, per mettere in sicurezza i suoi sistemi informatici.



Hypo Alpe Adria Bank di recente ha rinnovato completamente i suoi sistemi, optando per una virtualizzazione totale e la creazione di un cloud privato. Per garantire la sicurezza della sua nuova infrastruttura IT l’istituto di credito ha scelto Deep Security, la piattaforma Trend Micro per una sicurezza dei server completa, adattativa ed estremamente efficiente, che protegge le applicazioni e i dati aziendali da violazioni e interruzioni dell’attività senza costose patch d’emergenza e in modalità agentless. Trend Micro Deep Security, inoltre, assicura un utilizzo molto più efficiente delle risorse e una densità di macchine virtuali superiore rispetto alle soluzioni tradizionali, semplificando le operazioni di sicurezza e garantendo allo stesso tempo il ROI dei progetti di virtualizzazione e cloud.



L’implementazione di Deep Security ha inoltre permesso a Hypo Alpe Adria Bank di virtualizzare tutti i desktop, inclusi quelli degli sportellisti, senza esporli a rischi di sicurezza e senza intaccare l’operatività. Sono pochi gli istituti di credito, a oggi, che hanno virtualizzato completamente tutte le postazioni di lavoro. 


Gli sportelli al pubblico rappresentano infatti la parte più difficile in un progetto di virtualizzazione, per la velocità e l’efficienza con la quale i desktop virtuali si devono interfacciare con le periferiche fisiche contigue alla postazione, come ad esempio le stampanti o gli scanner. I progetti di sicurezza di solito si fermano qui, ma grazie a Deep Security, che permette una maggiore densità lato hardware e una gestione affidabile di tutti i client installati da una console centralizzata, Hypo Alpe Adria Bank ha portato a termine il suo progetto con successo.


Finalmente abbiamo a disposizione dei dati completi su tutta la nostra infrastruttura e abbiamo la certezza di avere sempre l’ultima patch disponibile, che ci mette al sicuro da tutti i tipi di malware, sia sui server fisici che virtuali.

Ha commentato Marco Cozzi, Responsabile sistemi informativi di Hypo Alpe Adria Bank 

“Siamo soddisfatti perché Deep Security è una piattaforma di sicurezza agentless, progettata per risolvere i problemi del data center sia negli ambienti fisici che virtuali”

Fonte: comunicato stampa