domenica 20 ottobre 2013

Pedivelle: La giusta Lunghezza



In questo articolo voglio affrontare un tema molto intrigante per noi ciclisti, la lunghezza giusta delle pedivellle.
Come fare per capire quale sia veramente la giusta lunghezza della pedivella da montare sulla nostra bicicletta, possiamo semplicemente seguire le cifre riportate sulle tabelle realizzate a tal proposito da esperti del settore o affidarci alle nostre sensazioni pedalando?


Visto che le lunghezze delle pedivelle variano da 170-172,5-175-177,5-180 mm. e variano anche le circonferenze della pedalata come possiamo vedere sotto:


Una pedivella  da 170 mm 1.067,6 mm.
Una pedivella da 172,5 mm 1.083,3 mm.
Una pedivella  da 175 mm 1.099 mm
Una pedivella da 180 mm 1.130,4. 

A 110 pedalate al minuto la pedivella da 170 mm avrà percorso 117436 mm (1.067,6 per 110), mentre una da 175 avrà coperto 120.890 mm. Con una differenza lineare di 3454 mm. Ovvero circa 3 metri e mezzo in più. 

Ma, se questo dato è incontestabile è altrettanto vero che la pedivella più lunga consente di spingere un rapporto più lungo, perché aumenta il cosiddetto braccio della potenza ed il sistema di leve (coscia-tibia-piede-pedivella) diventa più favorevole a parità di forza applicata. Con notevoli vantaggi, specie sul passo e in salita. 
 


E durante le volate......


A parità di numero  di pedalate sviluppate  la pedivella più corta obbliga il pedale a  "coprire" una maggiore distanza, ed è necessario avere una muscolatura realmente da  velocista  in grado di mobilizzare così velocemente le proprie fibre (il che accade per lo più negli sprinter puri).
Inoltre, come si sa, la rapidità muscolare è una dote per lo più innata (dipende dal numero di fibre "veloci"  presente nei muscoli) prettamente nervosa, difficilmente  allenabile, facilmente deteriorabile nel tempo (età).
Il che comporta una conseguenza: che la cosiddetta  "agilità"  sia  estremamente variabile e personale, ed il suo limite  massimo corrisponda ad una soglia di "ossigenazione " periferica muscolare (attraverso il sangue trasportato dai capillari) che è altamente soggettiva.
Se è  vero che  un rapporto  alla ruota  libera  si comincia  a "girare"  bene attorno alle 80-90 pedalate al minuto, è altrettanto vero che ogni  ciclista ha un suo regime  di "rivoluzione" del pedale ottimale.  





Le analisi biomeccaniche concordano nel segnalare che pedivelle più lunghe azionate ad identico ritmo e con lo stesso rapporto alla ruota libera, consentono di economizzare la forza di spinta  sui  pedali, oppure, con  la stessa  quantità di  forza, consentono una marcia più veloce.
Calcoli esemplificativi compiuti in vari laboratori di fisiologia e biomeccanica stabiliscono che, a parità di ritmo, con pedivelle da 180 mm.e un rapporto 52x13 si compie uno sforzo identico a quello che si otterrebbe usando pedivelle da 170 e un rapporto 52x14.
Dunque un vantaggio non disprezzabile, specie in situazioni particolari dove occorrano sforzi intensi (salita, gare contro il tempo, ecc.).
A questo si può aggiungere l'attività in Mtb, in mountain bike, dove la pedivella "lunga" offre indiscussi "atout", non essendoci in questa particolare attività problemi di regimi di rotazione particolarmente elevati.  



La ricerca di una leva sempre più favorevole, inoltre, è testimoniato dal passato.
Anquetil usava pedivelle da 180 nelle prestigiose gare a cronometro stravinte (come il Gran Premio delle Nazioni); Darrigade usava quelle da 175 in montagna, e da 170 in pianura; Merckx quelle da 177,5 (contro le 175 abitudinarie). Marc Madiot, due volte vincitore della Parigi-Roubaix , usava sempre pedivelle da 180, pur con un cavallo del tutto "normale": 86 cm. e senza problemi tendinei o muscolari di sorta.

Volendo concludere questo articolo per lasciare a voi decidere in base hai vostri requisiti fisci quale è la giusta misura della pedivella da usare vi mostro questa tabella illustrativa.


 cliccare sopra l'immagine per ingrandirla

Fra le tante tabelle pubblicate che mostrano la  lunghezza delle pedivelle in funzione del cavallo, ho deciso di  proporre quella che Bernard Hinault segnala nel suo libro "Ciclismo sui strada" (Sperling e Kupfer, 1989), perchè nel tempo si è rivelata la più "praticabile" attraverso l'esperienza di numerosissimi atleti.


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